L’ACQUA, IL CLIMA, LA STORIA: ERODOTO E IPPOCRATE

Il testo esamina due esempi, in campo storico-geografico e filosofico-medico, della posizione
preminente dell’acqua nell’antica cultura greca. Nel grande scacchiere delle Guerre Persiane,
narrato da Erodoto (ca 484-425 a.C.), i fiumi sono cardini della macchina dei climi, oggetto di
descrizione accurata, anello di congiunzione tra natura e cultura, condizione di ogni presenza
umana. Agenti storici a pieno titolo, sono altresì decisivi sul piano morale dell’agire umano,
perché agli occhi dell’autore rappresentano confini che è dannoso superare e limiti a ogni
forma di conquista violenta, come confermano le vicende del lidio Creso contro Ciro di
Persia, di Dario contro gli Sciti e di Serse contro la Grecia.
Secondo il trattato Arie, acque luoghi, attribuito a Ippocrate di Cos (ca 460-377 a.C.),
l’indagine medica deve prendere in esame le stagioni, i venti e le proprietà delle acque. Ne
deriva una sorta di determinismo geo-climatico, secondo cui le condizioni dell’ambiente
rendono prevedibili aspetto fisico, caratteri e patologie degli abitanti; si disegna così una
mappa delle malattie in base alla classificazione delle acque. Si afferma infine la superiorità
dei Greci sugli Asiatici, come traguardo della ricerca ambientale e conferma dell’esito non
troppo remoto delle Guerre Persiane.

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